È il 21 marzo e, oltre ad essere considerato l’inizio della primavera, è il giorno dedicato al rogo della ècia.
La vecchia è un grande fantoccio fatto di paglia, stoffa e altri materiali di scarto che, a seguito di un teatrale processo, viene bruciato al centro di una piazza, mentre la comunità assiste producendo un fracassante suono con pentole e coperchi.
Molti pensano che l’origine della festa risalga ai tempi dell’Inquisizione quando le donne, accusate di stregoneria, venivano bruciate nelle pubbliche piazze. In realtà, la vecchia rappresenta l’umanizzazione dell’inverno, del vecchio anno ma anche del buio, del freddo, e soprattutto, della sterilità che tanto spaventava le genti contadine.
L’astio tra Oriano e Pedergnaga si mostrava anche in questa occasione: ogni pupazzo aveva sia l’aspetto sia il nome di qualche povera malcapitata del paese accanto. Ovviamente le due comunità si sfidavano a chi riusciva a fare la ècia più brutta e più alta. Vinceva chi riusciva a mantenere vivo e acceso il falò più a lungo.
Bruciare la vecchia era quindi un modo per procurare fertilità ai campi… Oltre a dimostrare la propria superiorità al paese vicino!